LABORATORIO DI VOCALITA’ E MUSICOTERAPIA
Il laboratorio proposto riunisce in se la
sperimentazione della tecnica vocale e l’utilizzo di forme espressive ed
improvvisative, secondo metodologie musicoterapiche. Questo connubio scaturisce
dal proposito di rispondere alle esigenze di molti docenti, educatori, coristi,
operatori sociali ecc.: utilizzare al meglio la propria voce come mezzo
espressivo e comunicativo preservando le corde vocali, sviluppare la personale
attitudine alla comunicazione non verbale ed approfondire la conoscenza
introspettiva al fine di arricchire le proprie competenze di educatori. Inoltre
la conoscenza della fisiologia della voce, della funzione della respirazione e
della tecnica vocale in generale, divengono per i docenti, basilari strumenti
di lavoro nella realizzazione di attività scolastiche quali educazione alla
musica, saggi e recite, con un coinvolgimento più consapevole delle
implicazioni psico-fisiche legate all’utilizzo della voce.
L’utilizzo di questa metodologia nella pratica del
canto corale, offre la possibilità di operare sul fronte della sperimentazione
tecnica, sull’arricchimento delle capacità percettive, sulla relazione
all’interno del”gruppo coro”.
La metodologia utilizzata mette in relazione voce,
corpo e movimento, espressione e creatività, attraverso l’improvvisazione
vocale, strumentale e la danza, con l’obiettivo
Di creare una condizione di benessere psico-fisico e
favorire la relazione interno-esterno.
PROGRAMMA
LABORATORIO
ü voce e corpo (cenni di fisiologia)
ü voce in…movimento (la voce della danza e dei simboli)
ü voce e sensazioni (tecniche di respirazione e di
rilassamento psicofisico)
ü l’orecchio e la voce (A.Tomatis), il circuito
audio-vocale, la consonanza ossea, gli armonici, impostazione naturale.
ü cenni di acustica
ü postura di ascolto e di emissione
ü il “suono fondamentale” (radicamento della voce)
ü appoggio e sostegno
ü i risuonatori
ü esplorazione vocale ( sperimentazione dei suoni
armonici)
ü improvvisazione vocale e dialogo sonoro
Terapista conduttrice del laboratorio: M.Teresa Loddo
(musicoterapista e cantante).
Il laboratorio è rivolto ad un gruppo di dieci
partecipanti,prevede quattro incontri della durata di tre ore ciascuno, per la
durata complessiva di dodici ore.
CENNI SU “
VOCE E MUSICOTERAPIA”
“La musicoterapia studia il rapporto uomo\elemento
sonoro musicale (s\m) con finalità diagnostiche e applicative” (prevenzione,
riabilitazione, terapia). I presupposti teorici che fondano tale disciplina
fanno riferimento alla peculiarità dell’elemento sonoro\musicale. Sono,
infatti, ormai innumerevoli le osservazioni scientifiche che testimoniano una
sensibilità prenatale alle informazioni sonoro\musicali e altresì una
predisposizione neonatale ad impiegare il suono ed elementi pre e protomusicali
(congiuntamente alla corporeità in una sorta di “danza primitiva”) come veicolo
espressivo e comunicativo.
L’elemento sonoro\musicale contiene in se un dato
innato e arcaico congiuntamente ad una potenzialità simbolopoietica (il suono
si pone a ponte frà ciò che è innato e ciò che sarà appreso) tale compresenza
ne sottolinea le valenze integrative (l’elemento corporeo, la dotazione
biologica si articola con la dimensione simbolica e culturale). (G.Manarolo,
Manuale di Musicoterapia, ed.Cosmopolis).
La voce è oggetto di studio da parte della
musicoterapia per la sua inscindibilità dall’essere, rivelatrice del nostro
stato interiore, del nostro intimo rapporto con il corpo e dei personalissimi
codici di espressione e comunicazione.
Secondo i più recenti studi di psicoanalisi e
neuroscienze, il linguaggio musicale ha radici nella strutturazione stessa
della nostra psiche, sin dalla gestazione dell’essere umano.
I suoni percepiti durante la gestazione rappresentano
il primo contatto con il mondo per il bambino.
Sono fondamentali, tra essi, il battito cardiaco
materno (prima strutturazione del ritmo), che trasmette lo stato di benessere o
di allarme, e la voce materna (strutturazione melodica ), che il bambino
percepisce dapprima dall’interno e dall’esterno contemporaneamente, come una
parte di se, e dopo la nascita diverrà la guida verso la scoperta della sua
individualità.
La madre trasmette al figlio con il suono della voce
sentimenti, accoglienza, contenimento, tutti gli elementi che possono fornirgli
un rispecchiamento di ciò che lui “è”; questa primaria forma di dialogo sonoro
viene appunto denominata da D. Anzieu “specchio sonoro” e da lui considerata
fondamentale per la strutturazione della psiche del neonato, e causa di
successivi disequilibri psichici qualora
esprimesse una relazione disarmonica.
Secondo O.Benenzon l’essere umano racchiude in se una
memoria ancestrale di suoni che hanno accompagnato la nostra evoluzione (ISO
UNIVERSALE), suoni che ci accomunano tutti e che si manifestano nelle
elaborazioni musicali di ogni civiltà, talmente radicati da divenire ARCHETIPI
SONORI: “Il ritmo binario del battito cardiaco, i suoni dell’acqua, del vento,
il ritmo del camminare, ed ancora introiezioni di sonorità come quelle prodotte
da tubi, da canne di bambù, corde tese o dalla comparsa degli intervalli
melodici di alcune scale, sono tutti suoni che fanno parte del patrimonio
genetico ereditato… La stessa scala pentatonica è probabilmente integrata al
nucleo dell’ISO (identità sonora) UNIVERSALE, poiché essa fa parte delle melodie
infantili di tutte le razze, in tutto il mondo, sia dell’oriente che
dell’occidente, delle civiltà molto primitive e di quelle più avanzate”
(O.Benenzon, manuale di musicoterapia, ed. Borla).
La voce umana con le sue molteplici trasformazioni è
per Benenzon il suono più regressivo e capace di comunicare direttamente con
l’inconscio.
Secondo padre G.M.Rossi (1930-2004, docente di
vocalità nella scuola di musicoterapia di Assisi per oltre dieci anni,
organista, compositore e direttore di coro), la ricerca del proprio “esser
voce” equivale ad una esplorazione della parte più profonda del nostro essere.
La voce è espressione della nostra unicità, sia nella
sua libera espressione, sia dove è il tramite della parola, essa esplica
comunque la sua forza rivelatrice, dal tono l’intensità, il timbro, l’andamento
melodico e ritmico, i silenzi, le esitazioni; l’emozione e lo stato psicofisico
trapelano.
Il lavoro introspettivo che egli propone nella sua
metodologia (Voce-Persona e Comunicazione), parte dalla distensione psicofisica
e dalla coscienza della respirazione come “grande regolatore”del corpo.
La respirazione è la guida che ci permette di
percepire il legame tra voce e corpo.
Dal concetto di “insonanza”, ovvero la ricerca del “sé
voce”, si giunge alla formazione della “personanza” (personalità), con lo scopo
di raggiungere la “consonanza”,lo star bene insieme.
Affermava: “ Una persona che lavorerà in questo modo
su se stessa, potrà comunicare con chi non si può esprimere con il linguaggio
verbale. Sarà la più adatta a divenire un buon aiuto per gli altri, a
cominciare dai più indifesi: bambini, malati, anziani.”
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